GENERE: Biografico, Drammatico, Sentimentale
REGIA: James Marsh
ATTORI: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Maxine Peake, Charlie Cox
DURATA: 123 Min
Era il 1963 quando Stephen Hawking, dottorando in fisica a Cambridge, cominciò a farsi notare nel mondo accademico e al tempo stesso a frequentare la giovane Jane Wilde, studentessa di letteratura. Così comincia la storia pubblica di una delle menti più brillanti del nostro tempo, l’uomo il cui contributo all’analisi dei misteri dell’universo è stato determinante nell’ultimo secolo. Ma Hawking sicuramente non sarebbe così conosciuto al grande pubblico se non avesse contratto, proprio in quegli anni, la sclerosi laterale amiotrofica: una malattia che lo ha portato a una progressiva paralisi, senza tuttavia impedirgli di studiare, insegnare, tenere conferenze e ricevere riconoscimenti prestigiosissimi in ogni parte del globo. Nel film il giovane Hawking è uno studioso magro ed occhialuto, il cui unico interesse sembra essere la fisica, che lui – che si dice ateo – ritiene una vera e propria religione, ma che non riesce a scalfire la tranquilla fede della fidanzata. Hawking è uno di quegli studenti a cui la scienza è connaturata, come se c’è l’avesse già nella mente senza bisogno di studiarla: infatti non si prepara per gli esami, ma arriva subito alle soluzioni; sopravanza in cultura i suoi docenti; approfondisce teorie (come quella del Big Bang), ma è pronto a rinnegarle non appena pensa di aver scoperto qualcosa di nuovo. La storia narrata sullo schermo tratteggia con eleganza e stile la vita di un uomo che diventa il perno attorno al quale tutto sembra ruotare: la comunità scientifica, gli amici, ma soprattutto la moglie Jane. Una donna che si fa carico (letteralmente) di tutte le necessità fisiche del marito, mostrando in parte, ma lasciando intuire molto delle fatica e delle frustrazioni che la malattia ha imposto anche a lei. Se nel film è particolarmente efficace la ricostruzione degli ambienti e dell’atmosfera universitaria e familiare, molto è dovuto allo sforzo interpretativo di Eddie Redmayne, che riesce a rendere sempre credibile il personaggio di Hawking, anche nei momenti più duri della malattia. Idem dicasi per Felicity Jones, che ha il ruolo anche di spiegare nel film in parole accessibili le teorie certo non semplicissime di un marito così unico.
Trattandosi di un film biografico, non si possono certo giudicare la trama e la morale che il film vuole trasmettere, dato che appunto non si tratta di una fiction ideata dalla fantasia dell’autore. Nello stesso tempo però lo sceneggiatore, inevitabilmente, attraverso un accostamento di situazioni della vita di Stephen Hawking, trasmette una morale.
E una morale che emerge in modo molto forte da questo film è che non si può elaborare una teoria scientifica del Tutto, se in questo tutto si escludono le relazioni umane le storie sentimentali e soprattutto l’amore.
Il registra ci mostra infatti un momento di grande sconforto di questo genio della fisica nostro contemporaneo in cui una volta saputo della malattia che ha contratto, sta quasi per rovinare la storia d’amore che stava nascendo fra lui e colei che divenne la sua futura moglie. Jane Wilde, capisce che è la disperazione a spingere lui a rifiutarla e a ferirla e a tentare di farle del male per allontanarla da lui stesso, ma lei non demorde non solo perché lo ama, ma anche perché è sostenuta dalla fede in Dio.
Un altro elemento sostanziale che quindi emerge dalla scelta del regista e di mettere a confronto il pensiero razionalista di Stephen Hawking e quello poetico, sentimentale e fideistico di Jane Wilde.
Il film quindi mette anche a confronto, mostrando che possono coesistere, concetti come fede e ragione. Dimostrando che non sono antagonisti ma sono uno la stampella dell’altro. Il teologo italiano Luigi Giussani, nel 1966 pubblicò un saggio dal titolo <> in cui venne spiegato molto approfonditamente come fede e ragione non siano in antitesi, ma si amplificano vicendevolmente.
Il film quindi trasmette il messaggio di grande speranza di un uomo a cui erano stati preventivati due anni di vita con la sua malattia e che invece vi ha convissuto per oltre cinquant’anni. Senza la fede della moglie in qualcosa che va oltre la scienza medica, quella diagnosi probabilmente si sarebbe avverata.
Luigi Giussani pubblicò un saggio dal titolo: Il senso religioso.
Ho riscritto questo dato che nel messaggio precedente si è cancellato. Aggiungo che il titolo fa riferimento al fatto che per la scienza medica l’uomo possiede 5 sensi: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Con questi sensi campta l’universo circostante e vi entra in relazione. Nel tempo si è spesso favoleggiato che in realtà possediamo anche un sesto senso a cui vengono date connotazioni paranormali.
Giussani, senza toccare questi temi parla però di Senso Religioso come di una spinta umana al voler contemplare il mondo anche nei suoi aspetti invisibili e spirituali.
Molto bella anche la locandina del film che mostra un simbolismo inequivocabile. Stephen Hawking e la moglie Jane Wilde sono l’uno sdraiato accanto all’altra e hanno entrambi lo sguardo rivolto allo stesso cielo azzurro che anziché essere tarlato di stelle è ricamato di formule matematiche. Due persone che pur avendo due mentalità differenti vivono quindi una comunione di intenti suggerita da quella congruenza di sguardi. Jane però, cercando in quel cielo la monoteistica presenza del Dio Creatore, Stephen invece, cercandovi quella mono-equazione, semplice ed allo stesso tempo elegante che spieghi matematicamente l’origine dell’universo. È raro trovare locandine così ben congegnate.